Il percorso lungo il Tevere

Il percorso che costeggia il fiume Tevere dal Relais San Clemente a Ponte San Giovanni è un itinerario di particolare interesse ambientale e paesaggistico che si può fare a piedi o in bicicletta.

Uscendo dal Relais San Clemente, vai a destra e raggiungi il vicino ponte sul Tevere. Se sei pronto, inizia il tuo viaggio naturalistico!

Ricordati: alcuni tratti non sono coperti dalla vegetazione e attraversano i centri abitati. In primavera e in estate indossa un cappello e porta con te la crema solare e un rifornimento d’acqua.

A Villa Pitignano presso la località Rivoltola (dal latino “rivoltula”, cioè curva), si trovava un podere che per secoli fu proprietà delle monache di S. Maria Assunta di Monteluce. In questo luogo fu realizzato un molino ad acqua con annessa chiusa, che acquisì l’appellativo, ancora oggi in uso, di “chiusa di Lippi” dal nome di Nuccio Lippi, fiduciario incaricato di amministrare i beni del monastero di Monteluce. L’intera struttura nel settembre del 1986 fu riconvertita in una centrale idroelettrica che oggi produce 7 milioni di Kwatt/h all’anno ed è un esempio positivo di come utilizzare le acque del Tevere produrre energia pulita e rinnovabile.

Il Bosco didattico, che si estende in un’area di 8 ettari, ospita una varietà di vegetazione tale da rappresentare quella planetaria: serre, un giardino acquatico, un modello di foresta planiziale, un frutteto con specie di antica coltivazione, un “rosarium“, due semenzai e un vivaio.
La superficie ospita circa 2.000 esemplari rappresentativi di oltre 100 famiglie botaniche. Vi sono inoltre due serre dedicate alle piante succulente (piante grasse), una serra dedicata agli agrumi, una grande serra a cupola con piante tropicali e un’altra con piante degli ambienti subtropicali.
Nella serra tropicale c’è un laghetto con aiuole e un percorso pedonale che permette di vedere da vicino la vegetazione presente mentre all’esterno sono presenti altri laghetti, ruscelli, cascate, fontane ed un canale artificiale costruito diversi secoli fa che percorre tutto il bosco e nel quale sono stati ricreati gli habitat di molteplici forme di vita sia vegetale (ninfee, fiori di loto, canne palustri) che animale (oche, cigni, anatre, anguille, lucci, carpe).
Completano la struttura un roseto con oltre 300 varietà di rose antiche e moderne, un grande spazio dedicato alle piante erbacee perenni, un frutteto con varietà di antica coltivazione, un modello di bosco planiziale e uno di bosco ripariale.
Camminando lungo il canale artificiale del Tevere che parte dalla chiusa della Centrale Idroelettrica di Villa Pitignano ed arriva a Ponte Felcino si incontra la Torre Molino della Catasta, costruita intorno al 1300. Il molino apparteneva per tre quarti al Collegio della Mercanzia e per la restante parte al Monastero di Santa Maria di Monteluce. Aveva una diga sul fiume, la “chiusa vecchia”, da cui arrivava l’acqua per movimentare le macine. Fino al 1878 è stata proprietà del Collegio della Mercanzia, poi esaurito il suo compito originario, passò a Lucio Bonucci che aggiunse alla Torre due edifici con turbine trasformandola in centrale idroelettrica per il Lanificio di Ponte Felcino nel 1935. Oggi la struttura è proprietà del Comune di Perugia ed ospita la sede della Pro Loco “La Felciniana” ed è luogo utilizzato per altre forme di vita aggregativa.
La torre Baldelli-Bombelli (già Alfani) con la sua imponenza ed il suo grande caseggiato dominano un’ansa del Tevere nel centro abitato di Ponte Felcino; lo stabile risale al 1300-1400 e fu concepito come fortificazione lungo il Tevere, a protezione dei molini e dei granai.
Come molte altre fortificazioni medievali costruite lungo i fiumi e sulle colline, anche questa torre serviva a proteggere anche il centro abitato oltre che il mulino, un punto di fondamentale importanza per Ponte Felcino e per Perugia.
Il Tevere era infatti costellato di mulini che rifornivano la città e quindi, al tempo, erano quelli che oggi possiamo chiamare “obiettivi sensibili“.
Adiacente alla torre infatti si trovava il “molino della Catasta e del Collegio della Mercanzia“.
Il complesso divenne poi il cuore del grande possedimento terriero dei Baldelli – Bombelli, dove si riunivano i coloni per radunare il bestiame e rifornirsi del pane che veniva sfornato dal grande forno.
La torre è inserita nel contesto del Bosco didattico.
Impiantata intorno ai primi anni ’50 su un ettaro di superficie lungo il Tevere di proprietà comunale, la Pineta di ponte Felcino è costituita da 125 pini.
Di fronte alla Pineta, nei mesi estivi, affiorano i ruderi di un antico molino, denominato “il Molinaccio”, così come è possibile notare dall’illustrazione. Poco distante da questo (nel luogo dove si trova il ponte che conduce alla Zona Industriale di Ponte Felcino) si trova il torrente Rio che da Perugia , via Bulagaio, attraversando la zona di Ponte Rio si immette nel fiume Tevere all’ altezza dell’ex- Lanificio. La strada che attraversa Ponte Rio si chiama, non a caso, strada della Molinella, perché lungo il corso del torrente Rio si trovavano alcuni piccoli molini oggi completamente distrutti.
Lanificio di Ponte Felcino: è tra gli opifici umbri più antichi ed oggi rappresenta un esempio di archeologia industriale. Il lanificio si rese famoso per il prezioso tessuto “alpagà”, esposto all’Esposizione del 1855 a Perugia, e per il diploma di primo premio ottenuto all’Esposizione del 1858. Fu in quest’anno che i fratelli Bonucci iniziarono la costruzione di un nuovo stabilimento a Ponte Felcino, lungo la riva destra del Tevere, di fronte alla villa acquistata dal padre. Ultimato nel 1861, con i suoi 2.236 mq, iniziò la sua attività nel 1862. Nel 1867, all’Esposizione universale di Parigi, i prodotti del lanificio ottennero una “menzione onorevole”.
Nonostante le trasformazioni per gli interventi delle ristrutturazioni a seguito delle distruzioni belliche, dell’originaria architettura neoclassica, conserva solo la struttura a più piani e l’organizzazione degli spazi interni.
Continuando a camminare lungo il Percorso Verde del fiume Tevere incontriamo la chiusa del molino di Pretola adiacente alla bella Torre medievale. L’intero immobile insieme ad un palazzo fortificato apparteneva alla famiglia Boccoli che venne assorbito dall’ Ospedale di Santa Maria della Misericordia, il più importante ente assistenziale perugino. Poco più avanti, di fronte alla Chiesa di San Nicola, esisteva un altro molino, di nome “dell’Abate”, di cui non abbiamo più alcuna traccia. Il molino della Torre nel corso dei secoli passò attraverso diversi proprietari mantenendo le stesse caratteristiche produttive. Il 21 ottobre 1947 il molino fu ceduto a Clarelli e Rossi che lo utilizzeranno per macinare ghiaia e successivamente utilizzato come fabbrica di mattonelle.

Lungo la sponda destra del fiume Tevere, poco a valle del ponte di Ponte Valleceppi, dove ora è la Distilleria, si trovava il Molino della Sapienza Nuova con annessa la chiusa già dal 1500. In seguito fu acquistato dal conte Baldeschi. La turbina che azionava le macine, negli anni ’20, veniva utilizzata di notte per produrre energia elettrica per una parte del paese. L’impianto ha cessato di funzionare nel 1961.

All’altezza dello svincolo di Collestrada, il percorso del Tevere si incurva e forma una delle oasi naturalistiche più interessanti del centro Italia, formata dal meandro del Tevere – la cosiddetta Ansa degli Ornari – e dalla Macchia Baldeschi, di proprietà privata. Si tratta di un sistema di laghi e paludi che prende origine da attività di tipo estrattivo; nelle vecchie cave di sabbia abbandonate, invase da acque stagnanti, trovano ospitalità numerosi esemplari di fauna ornitologica, ittiologica e anfibia.
L’intera area, nella quale è stata istituita un’Oasi di Protezione per la salvaguardia e la conservazione di un’avifauna acquatica di notevole interesse scientifico, è recintata e non visitabile salvo permessi dei proprietari; l’ansa è raggiungibile dal fiume, in canoa o altra imbarcazione.
Il primo molino che si incontra procedendo verso Ponte San Giovanni è quello dove oggi è in funzione una centrale idroelettrica. Ciò che rimane del Molino è una struttura ancora imponente e molto interessante, purtroppo completamente abbandonato. Questo molino dell’anno 1000 – 1100 apparteneva all’ Ospedale del Colle (di Collestrada) poi assorbito nel 1538 dall’ Ospedale di Santa Maria della Misericordia.
Salendo sul ponte “vecchio” di Ponte San Giovanni sono ancora ben visibili i ruderi, in pietra arenaria e mattoni, del molino del Monastero di Santa Giuliana del quale mantenne la proprietà dal 1253 fino al 1788, nel toponimo Getola. Dal nucleo di questo molino nacque nel 1909 il Pastificio di Coen-Cavicchi rimasto in attività fino al 1950 e con successive trasformazioni si arrivò al Molino “Pastificio Ponte” della famiglia Mignini, nel 2009 venne completamente abbattuto.

Fonti

  • ecomuseodeltevere.it
  • turismo.comune.perugia.it
  • pontesangiovanni.net
  • medioevoinumbria.it
  • iluoghidelsilenzio.it

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